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Quotidianamente, senza pensarci troppo, con i nostri strumenti tecnologici (ingombranti computer o eleganti dispositivi mobili), facciamo cose che probabilmente anche Einstein avrebbe considerato "straordinarie": cerchiamo in rete, tra miliardi di documenti, quei due o tre soltanto che ci interessano davvero; archiviamo dati in quantità enormi; facciamo acquisti, probabilmente in contemporanea con altre migliaia di utenti; trasmettiamo informazioni confidenziali, come il numero della carta di credito, in modo sicuro; comprimiamo le dimensioni di immagini di molti megabyte per inviarle via email; e, infine, facciamo ricorso, inconsapevolmente, all'intelligenza artificiale quando il nostro smartphone corregge in maniera automatica i nostri messaggi. Se siamo diventati così "bravi" lo dobbiamo ad alcune idee fondamentali che sono state sviluppate nel XX secolo - non "idee" solo brillanti, bensì algoritmi: ricette precise che specificano sequenze di passi da compiere per risolvere un problema. Senza un algoritmo come PageRank, Google non saprebbe classificare le pagine web ogni volta che effettuiamo una ricerca; senza algoritmi come quelli della crittografia a chiave pubblica, Amazon o eBay non potrebbero eseguire transazioni sicure; senza gli algoritmi di compressione le comunicazioni via cellulare o chat consumerebbero così tanta banda da risultare farraginose se non impossibili...